EdV Garden è il giardino dove iniziano le storie
di Loredana Nuzzolese
20 giugno 2024
Un’antica porticina in ferro a lato di un torrione costruito dall’architetto Giuseppe Poggi all’epoca di Firenze Capitale, rappresenta l’ingresso a un luogo suggestivo racchiuso fra la collina di San Miniato e quella di Arcetri. Un “Regno dell’immaginazione”, in cui la fantasia può trovare libera e autentica espressione. Si tratta dell’ “EdV Garden”, giardino nato per volontà e ispirazione dell’artista Alice Esclapon de Villeneuve, donna di rara gentilezza e sensibilità.
– Chi è l’artista Alice? «Direi che Alice è un’imprenditrice agricola che in se-guito si trasforma. Quando ho avviato il progetto, per mia figlia e per me, di quello che poi è divenuto “EdV Garden” non ho pensato a un’immagine precisa di me stessa. Oggi che sempre più persone mi domandano se sia un’artista o una creativa e dove è il confine fra le due, sorridendo af-fermo che vesto molti personaggi».
– Alice, se nei vicini luoghi ritroviamo l’antico splen-dore della nostra città, nel suo giardino si respira altresì la bellezza di una storia passata e presente, la storia legata alla sua famiglia e in particolare a sua figlia Serle… «Come spesso accade a chi intraprende un nuovo pro-getto, la strada l’ho individuata durante il percorso nel quale ho gestito il presente visto che l’agricoltura richiede l’attesa – un qualcosa che oggi spesso non comprendiamo del tutto – andando al contempo alla ricerca del passato. Sono necessarie delle buone radici come basamento per il presente e per il futuro».
– La creatività che ha preso vita nell’ EdV Garden ci permette di vagare con l’immaginazione. Qual è stata la fonte di questa “folle” creatività e come viene tutt’oggi alimentata? «Sono creativa e fantasiosa e al contempo una persona, come molti agricoltori si percepiscono, “fisica”: quando cammino nella mia proprietà sento che fa parte di me. Ritengo che la creatività sia una caratteristica innata, che investe la personalità innestandosi come un albero che produrrà dei frutti».
– Garden Edv è uno scrigno che racchiude tesori per chi è in grado di esplorare, di lasciarsi guidare anche dall’istinto. Come ha maturato la decisione di permettere alla comunità di varcarne l’ingresso e di condividere l’esperienza di questo luogo dapprima “protetto”? «Il progetto è nato come un “gioco” che ho preso, tutta-via, seriamente. D’altronde ogni qualvolta che crediamo in ciò che facciamo quel progetto vive. Un momento di diffi-coltà, che, con autoironia, definirei il “dramma dell’eroe” è stato il punto di ri-partenza. Infatti dopo un ventennio in cui il giardino aveva oramai preso vita, il bastione costruito da Poggi ha iniziato a cedere. Così il giardino ha perso la sua fisionomia e, in una sorta simbiosi, anche io sono an-data in frantumi. Durante uno scavo, tuttavia, è stata ritro-vata una grande pietra a forma di cuore, e in seguito delle ulteriori pietre dalla medesima forma ma più piccole nelle dimensioni. Una sorta di segnale dal giardino, un “corteg-giamento” serrato al quale alla fine ho ceduto ricostruen-dolo e per di più condividendolo con l’intera comunità».
– La luce che si diffonde tutt’intorno, le ombre che si dischiudono, gli alberi in fiore ma anche le calde e ac-coglienti sfumature autunnali. Ho percorso il giardino in occasioni diverse e ogni volta i misteriosi angoli as-sumevano una veste diversa… «Nel giardino impariamo non a solo a osservare ma a riconoscere la bellezza, un esercizio niente affatto semplice. Il luogo è progettato per essere visitato nelle quattro sta-gioni, sta a noi cogliere, ad esempio, la nudità del giardino invernale. Certamente il momento migliore per cogliere la bellezza è quello in cui ne percepiamo la necessità».
– La creatività che si respira e che ha preso vita negli spazi costituiscono una sorta di “laboratorio” per bam-bini e adulti, in una dimensione in cui l’immaginazione è sovrana ed emozioni e sentimenti si intrecciano in uno scorrere lento e distensivo del tempo. Qual è l’angolo che predilige? «Ogni angolo è nato da un sentimento, l’ho ferma-mente desiderato. Dunque, amo ciascuna installazione che mi ha donato e dona tutt’oggi qualcosa. Per stimolare ulteriormente momenti di riflessione ho dislocato delle panchine con una posizione e un orientamento non di certo lasciati al caso».
– Girovagando all’interno della struttura vari sono gli incontri in cui ci possiamo imbattere. Nelle fiabe vi è spazio per un eroe e per il suo antagonista. Dove si iden-tifica fra le varie installazioni presenti l’angolo “protetto” e quello in cui alzare la guardia? «Il giardino è una sorta di Eden, un luogo dell’incontro. Varcato l’ingresso principia un dialogo con noi stessi che si sviluppa a seconda della predisposizione individuale. Il “semplice” linguaggio dell’immaginazione e le riflessioni suscitate sono uno schema aperto che si rivolgono al cuore delle persone».
– Il cuore, centro di vitalità, si identifica nella piccola piazzetta dove convergono cinque stradine, che, inevi-tabilmente, ci pongono davanti a scelte. L’installazione “Dove mi porti amore” si tratta di un simbolo da inter-pretare come punto di partenza o di arrivo? «Un giardino ben progettato porta e conduce con la sua struttura e la sua progettazione. Direi che la partenza ha una forza che l’arrivo ha già dimenticato. Immaginiamo il volo di una farfalla che raggiunge un fiore e riprende il percorso. La stessa uscita da EdV Garden rappresenta una nuova par-tenza, quella della genesi di un percorso interiore».
SCARICA PDF DELL’ARTICOLO:
DEF_25145_Il Pagliaio_n 5 (2024) imp